Chi lavora in una galleria d’arte si sente porre lo stesso quesito: l’acquisto di un’opera può essere considerato un buon investimento?
Beh, domanda lecita perché spesso e meritatamente, le opere d’arte hanno un costo e gli acquirenti vogliono essere rassicurati in merito.
La verità è che l’arte può rappresentare una validissima opzione d’investimento per chi desidera diversificare il proprio portafoglio e, soprattutto, alimentare una passione e un piacere che esulano dalla mera dimensione economica.
Il collezionismo a cavallo del tempo
Il collezionismo di oggetti e opere d’arte nel corso dei secoli ha subito uno sviluppo strettamente legato all’evoluzione sociale e culturale.
La metamorfosi del collezionismo si potrebbe riassumere così: nato da necessità di tipo religioso (i corredi funerari sono i più antichi esempi di collezionismo), con il passare del tempo è diventato un mezzo per ostentare il potere ottenuto.

Col tempo, infatti, diventa sempre più importante l’esposizione delle proprie collezioni, perché il pubblico ne apprezzi anche la qualità artistica.
La nascita del collezionismo, per come lo conosciamo, inizia ad affermarsi nel corso del Quattrocento.
Gli oggetti d’arte vengono raccolti esclusivamente per le loro qualità estetiche e si espongono all’interno di appositi luoghi.
Durante il Cinquecento sono largamente diffuse gallerie e quadrerie, aperte a un pubblico sempre più ampio, costituito ancora, però, da membri di nobile rango.
Cambia l’esposizione delle opere che ora deve soddisfare anche il gusto estetico di chi accede alla collezione.
Sempre in questi anni nell’Europa del nord si affermano le Wunderkammer, “Camere delle Meraviglie” che mettono insieme i mirabilia, ossia tutti quegli oggetti in grado di suscitare stupore, esemplari rari o bizzarri di storia naturale o manufatti.

Nei secoli successivi il collezionismo diventa pubblico.
Le raccolte dei principi e dei signori vengono incamerate dagli stati appena nati e vengono esposte all’interno di sedi simili agli odierni musei, con giorni e orari di apertura accessibili a tutta la cittadinanza che, in questo modo, può goderne.

Oggi il collezionismo continua a essere un’attività ampiamente diffusa con una vasta ed eterogenea offerta.
Il mercato dell’arte è in grado di soddisfare le richieste degli acquirenti e ad andare in contro alle varie esigenze di portafoglio, rendendo il collezionismo un’attività democratica e accessibile a molti.
La differenza sostanziale con il passato è proprio il fatto che non si caratterizza più per la sua elitarietà: potenzialmente è accessibile a chiunque voglia godere di capolavori artistici o importanti arredi antichi.
Perché investire in arte oggi?
Ecco quindi 3 buoni motivi per investire in arte:
- VALORE CHE PRESCINDE DAI CICLI ECONOMICI
In fasi di incertezza dei mercati finanziari, l’investimento in beni reali rappresenta un’opzione rassicurante; inoltre le opere possiedono un valore intrinseco che prescinde dai cicli economici.

2. BUON MARGINE DI RIVALUTAZIONE
L’investimento in arte può garantire nel tempo anche significative soddisfazioni in termini di rivalutazione.
Ovviamente, affinché l’opera sia soggetta ad una buona performance sul mercato, è necessario poter comprare e rivendere al momento giusto.
Per individuare il fatidico momento si deve essere al corrente, prima di altri, di mostre che verranno realizzate su un determinato artista, opere che verranno messe in asta, famosi collezionisti che intendono acquistare un certo autore, etc…

3. OPPORTUNITÀ DI SUCCESSIONE
Forse il più importante dei 3 buoni motivi per investire in arte.
In fase di successione, la componente artistica del patrimonio gode, in Italia, di benefici che la rendono estremamente interessante.
Le opere d’arte, infatti, rientrano nella categoria dei “mobilia”, a condizione però che siano custodite nelle abitazioni private.
Infatti il luogo di custodia delle opere, ai fini tributari, ha grande rilevanza perché l’agevolazione prevista per le opere d’arte detenute nelle abitazioni, non opera per le opere d’arte detenute in altri luoghi, come le cassette di sicurezza.
Nel primo caso, le opere detenute nelle abitazioni si rilevano, ai fini tributari, per un importo pari al 10% del valore globale anche se non dichiarate; nel secondo l’imposta di successione si applicherà con aliquote ordinarie sui valori di mercato delle stesse opere d’arte (art. 9 comma 3 del D. Lgs. 346/1990).
