Donatella Nanniperi, scultrice e ceramista che modella le emozioni
Donatella Nannipieri, nelle sue raffigurazioni, ricorda spesso l’iconografia e le forme dei manufatti etruschi e anche ellenistici, come le “Tanagrine”, statuette fittili policrome colte in momenti di intima quotidianità.
Nella sua produzione si riconosce l’arte di modellare le emozioni con scultura e ceramica.
Ovvero, si riconosce una cultura classicheggiante, forse mediata attraverso lo studio delle opere di:
Il rosso della terracotta, talvolta patinata, dorata, o smaltata, crea il caldo tono che anima l’affollato Parnaso nella bottega che Donatella ha ereditato dal padre.
Ma questa straordinaria artista, oltre al grande bagaglio di conoscenze che utilizza per regalarci la sue romantiche sculture, ama raccontarci cosa spesso la sua fantasia vede nella realtà che la circonda.
E lo fa attraverso le sue opere.
Donatella Nannipieri, scultura tra terra e mare
Quante volte, camminando sulla riva, d’inverno ma anche la mattina presto d’estate, ci imbattiamo in rami spezzati o piccoli bastoncini in legno portati dalla corrente?
Praticamente sempre ma scommettiamo che in pochissimi riescono a vederci cosa vede Donatella?
Rami spezzati che diventeranno poi anse, manici e prese per piatti e vasi, o addirittura da un pancale rotto ricavare il trono di un re, anzi, dell’“ultimo re“…
Oppure un pezzo di legno scavato e schiantato dal vento, invece di apparire più fragile, può suggerire una roccia maestosa.
Magari il rifugio di Scilla, la bella ninfa di Zancle che ancora non si è tramutata nella creatura mostruosa che terrorizza i marinai!
E a questi “fantastici” legni sbiancati dal sole e dal salmastro, anneriti dal fuoco e riarsi dal vento perché non abbinare figure di terracotta? L’unione della terra con il mare.
La storia infinita dell’arte di modellare emozioni
“La storia infinita 2012”, realizzata con la tecnica raku, èpresente nel catalogo di Boite en Valise Arte.
Qui l’artista ci ripropone, proprio con l’ausilio di uno dei legni trovati sulla spiaggia, un episodio della sua infanzia.
Un ricordo legato a una propria versione di quello che è il magnifico libro per ragazzi “La storia infinita” di Michael Ende.
Durante le feste di Natale, tra i film che proponevano un tempo in televisione,
vi era proprio “La storia infinita” (più precisamente “The neverending story” del 1984, diretto da Wolfgang Petersen).
Una sera, invitata a casa della cugina, attraversò la sala nel momento preciso in cui “stava volando quel cane con gli occhioni grandi”.
Gli stessi occhi che, anni dopo, riconobbe in un frammento di ramo di legno abbandonato sulla spiaggia.
Ed ecco che lo raccolse e lo trasformò nella rappresentazione onirica e favolistica di un indomito Atreiu alato a cavallo di un Falkor, regalatoci direttamente dal mare …
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