La scenografia è un’arte che ha origine antica.
Nella sua etimologia è facile riconoscere la parola “scena”, dal greco skené (tenda) ossia la parte retrostante il palco negli anfiteatri greci, dove gli attori si preparavano senza essere visti.
Già le prime rappresentazioni teatrali erano accuratamente scenografate per permettere allo spettatore di immedesimarsi nella narrazione.
Con il passare del tempo e il naturale progresso tecnologico, la scenografia è radicalmente cambiata, lasciando, però, intatta la sua funzione primaria: calare la messa in scena nel luogo appropriato affinché la narrazione risulti credibile.

Da Sofocle a Brecht…
Al periodo di Sofocle risalgono le prime rappresentazioni sceniche.
Queste si sviluppano, poi, nel periodo romano, attraverso le scene tragiche che riproducevano elementi monumentali, mentre quelle comiche presentavano facciate di edifici nel loro aspetto reale e le scene satiriche riproducevano paesaggi di campagna.

La scenografia medievale ha visto l’utilizzo di scene semplici e, solo successivamente, l’inserimento dell’effetto prospettico.
Il Settecento vede l’avvento della “veduta per angolo”, ponendo, al centro della scena, un elemento architettonico ad angolo per creare soluzioni prospettiche.

Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.
Bibiena (1657-1743) ha introdotto, nei suoi trattati sulla prospettiva, la ‘veduta per angolo’,
in cui vengono moltiplicati i fuochi e i punti di vista.
Singolari sono le messinscene delle opere di Gabriele D’Annunzio, ricche di tappeti, tendaggi e oggetti.
Dopo la prima guerra mondiale la scenografia segue i grandi movimenti dell’avanguardia storica.
Futurismo, espressionismo, costruttivismo e i progetti realizzati da grandi registi hanno determinato la storia della scenografia moderna.
Bertolt Brecht (1898-1956), con il suo teatro epico segna un totale rinnovamento del linguaggio teatrale nelle forme, nei contenuti e nel rapporto con il pubblico.
Brecht, infatti, intrecciava in sé le attività di drammaturgo, di regista e teorico.
Suo è il teatro epico, ovvero contrapposto alla formula drammatica che negli anni Venti e Trenta condizionava le scene d’Europa e d’America.
Lo spettatore nel teatro epico non è passivo, come nella formula drammatica ma attivo nell’osservazione e prende decisioni in modo critico sulle tematiche espresse dalla drammaturgia.

Oggi la scenografia segue un nuovo linguaggio che mescola elementi scenici con le immagini seguendo la narrazione dello spettacolo.
Scenografie d’autore
Ci sono artisti illustri che si sono occupati di scenografia.
Giorgio de Chirico, fondatore della metafisica, è famoso per i suoi assemblaggi proto- surrealisti di manichini, treni e arcate. Come Picasso e Matisse collaborò anche agli innovativi Ballet Russes, disegnando scenografie e costumi per balletti come Le Bal nel 1929.
Dentro scenografie ispirate a edifici classici, i ballerini apparivano come parte dell’insieme architettonico.

Mario Sironi rimase profondamente colpito dal movimento futurista dopo l’incontro avuto con Umberto Boccioni. Come i suoi noti paesaggi urbani, le sue scenografie per opere liriche e balletto erano oscure e minacciose.
Nella produzione del Teatro alla Scala del 1948 di Tristano e Isotta, la stanza della fanciulla era colma di alberi torreggianti e la prua di una nave emergeva dalle profondità oscure.
David Hockney, l’artista più popolare negli anni Settanta in Gran Bretagna, dette vita alle scenografie di La Carriera di un libertino di Stravinskij (1975) e il Flauto magico di Mozart (1978).
Per “La carriera di un libertino”, Hockney propose disegni che ricordavano le incisioni di Willam Hogarth, a cui si ispirò la musica.
Per il Flauto magico i disegni erano invece ispirati alla pop art dello stesso Hockney.
Stefano Mancini e l’arte della scenografia

Stefano Mancini si è laureato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Negli anni ’90, il suo talento artistico si apre all’esplorazione pittorica, sperimentando tecniche polimateriche di collage con carte, stoffe, merletti e passamanerie.
In qualità di scenografo si è occupato del cortometraggio “Coincidenze” tratto dall’omonimo racconto di Stefano Benni, in collaborazione con Feltrinelli Editore e prodotto dalla Zivago Media.
Nel 2009/10 è stato presidente della giuria “Un bozzetto per il Palio”, concorso per la realizzazione del “Palio Madama Margarita” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma di cui cura anche l’allestimento della mostra.
Le sue opere sono presenti in collezioni private sia in Italia che all’estero.
Tra le sue numerose esposizioni, ricordiamo quella attuale presso lo spazio espositivo “Rossodivano” a Sant’Ilario d’Enza dal titolo “Spazioscenico” visitabile fino al 26 giugno 2022.
Nella sua produzione il pittore lascia evaporare in modo quasi felliniano, l’inconscio dalla sua mente incontrando la sua dimensione bambina che insegue il magico mondo della fiaba.
Protagonista, non a caso, l’allestimento scenico, inquadrato in danzanti prospettive di città e palazzi ma anche palcoscenici su cui si aprono siparietti allegri.
Un mondo di personaggi animati quello di Mancini: ballerine formose con gentiluomini vestiti di abiti sontuosi o circensi, richiusi in idilli amorosi ricchi di cromatismi decorativi.
L’inserzione di frasi didascaliche, assegna nuovo potere comunicativo alla parola inserendo il messaggio chiave dell’opera rappresentata.
Un tripudio gioioso di multiformi e polimateriche presenze si stagliano dinanzi allo spettatore per librare in volo lo spirito fantastico che vive, a volte sopito, dentro ognuno di noi.